Abstract: Questo libro, pubblicato da Landolfi nel 1954, contiene alcuni fra i suoi più celebrati racconti fantastici, come "La moglie di Gogol'" o "Lettere dalla provincia". Ma, con somma sprezzatura, Landolfi ha mescolato queste formidabili, e insieme esilaranti e sinistre invenzioni narrative, a una serie di schizzi, per lo più riferiti alla sua giovinezza ipocondriaca e vissuta col diverso passo di una formidabile e straniante intelligenza. Chiude il libro la sezione intitolata "Commiato", una sequenza di miniature dove la prosa raggiunge d'improvviso un lucore madreperlaceo, mallarmeano ("Parole sorgevano, s'incarnavano e lentamente tramontavano, sull'equoreo orizzonte, contro il cielo perso"). Una forma così sconcertante può essere ricondotta, come indicò Calvino, al gesto di chi "sperpera le sue puntate d'un colpo o le ritira bruscamente dal tavolo col gesto allucinato del giocatore". Al tempo stesso, al lettore di oggi potrà presentarsi il legittimo sospetto che sia proprio tale composizione frastagliata e caparbiamente sconnessa a far sì che risalti sempre sulla pagina, con inquietante nettezza, il timbro inconfondibile di Landolfi, la sua superba malinconia, la vocazione a corteggiare, sotto ogni aspetto, "la fumosa stella del naufragio".
Titolo e contributi: Ombre
Pubblicazione: Adelphi, 14/05/2024
EAN: 9788845910388
Data:14-05-2024
Questo libro, pubblicato da Landolfi nel 1954, contiene alcuni fra i suoi più celebrati racconti fantastici, come "La moglie di Gogol'" o "Lettere dalla provincia". Ma, con somma sprezzatura, Landolfi ha mescolato queste formidabili, e insieme esilaranti e sinistre invenzioni narrative, a una serie di schizzi, per lo più riferiti alla sua giovinezza ipocondriaca e vissuta col diverso passo di una formidabile e straniante intelligenza. Chiude il libro la sezione intitolata "Commiato", una sequenza di miniature dove la prosa raggiunge d'improvviso un lucore madreperlaceo, mallarmeano ("Parole sorgevano, s'incarnavano e lentamente tramontavano, sull'equoreo orizzonte, contro il cielo perso"). Una forma così sconcertante può essere ricondotta, come indicò Calvino, al gesto di chi "sperpera le sue puntate d'un colpo o le ritira bruscamente dal tavolo col gesto allucinato del giocatore". Al tempo stesso, al lettore di oggi potrà presentarsi il legittimo sospetto che sia proprio tale composizione frastagliata e caparbiamente sconnessa a far sì che risalti sempre sulla pagina, con inquietante nettezza, il timbro inconfondibile di Landolfi, la sua superba malinconia, la vocazione a corteggiare, sotto ogni aspetto, "la fumosa stella del naufragio".
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